La Tenuta Torre a Cenaia è il cuore originario dell’odierna Cenaia, una popolosa e dinamica frazione del comune di Crespina Lorenzana. L’antico borgo della Tenuta, caratterizzato dalla Casa Turrita un tempo parte del più vasto Castello di Cenaja, è attestato per la prima volta in un documento del 1068. Il nome Cenaia sembra derivare dal latino caenum ‘fango’ e Cenaja o Cenaria avrebbe indicato le terre paludose ai piedi del Castello, costruito sull’unica zona sopraelevata al riparo dalle acque.
Già all’epoca rappresentava il fulcro di un territorio fertile e strategico per il controllo della Val Tora ai piedi delle colline pisane, probabilmente edificato su un preesistente edificio fortificato di epoca romana.
Della storia precedente non si ha traccia, a eccezione della menzione a un miracolo di Santa Giulia avvenuto nel 763 dopo Cristo, di cui si fa cenno in una lapide latina sulla facciata della piccola cappella di Sant’Andrea, oggi un tutt’uno architettonico con la Casa Turrita. Le origini della lapide e della storia a cui fa riferimento restano avvolte dal mistero: perché Torre a Cenaia conserva traccia del passaggio delle spoglie di Santa Giulia, avvenuto per volontà del Re dei Longobardi Desiderio, quando decise di trasferirle dalla Corsica a Brescia?
A questa storia straordinaria abbiamo dedicato di dedicare il nostro birrificio artigianale e le nostre birre agricole, che nascono dall’orzo dei campi della Tenuta.
Durante tutto il XIII secolo, il borgo subì numerosi attacchi a opera dei fiorentini, che proprio qui si scontravano spesso con le armate pisane. Proprio per questo motivo, nel 1286 i pisani scavarono, all’odierno confine nord-orientale della Tenuta, il Fosso Arnonico o della Guerra, nel tentativo di tenere a distanza i sempre più agguerriti fiorentini. A questa fase risale la definitiva distruzione del Castello di Cenaja, che compariva spesso nei documenti del periodo precedente, relativi a vendite e donazioni alla Chiesa pisana. Fino a oggi ritenuto una sorta di presenza leggendaria, di cui non si sapeva altro se non che si trovasse non lontano dal borgo, di recente è stata finalmente individuata l’esatta posizione nel bosco della Tenuta, a poco meno di un chilometro dalla Casa Turrita, con la quale doveva costituire un ampio sistema fortificato di cui oggi restano altre tracce nei sotterranei del borgo. Nel 1360 Cenaja fu danneggiata gravemente dalle truppe fiorentine di Corrado di Lando; il 30 giugno 1362 la Casa Turrita fu data alle fiamme dai fiorentini capitanati da Bonifazio Lupo di Parma; il 26 dicembre 1338, di nuovo, la zona è devastata dai soldati di Bernardo della Sala.
Dell’Alto Medioevo non si hanno notizie precise su chi abitasse e amministrasse il borgo e i terreni circostanti. È più che verosimile pensare che la Tenuta fosse un presidio strategico pisano sul “caldo” confine orientale e che fosse dunque strutturata e attrezzata per far fronte alle frequenti incursioni fiorentine, già a partire dall’XI secolo. Allo stesso tempo, era un importante polo economico che, grazie alle vaste terre controllate dalla Casa Turrita, garantiva notevoli rendite e prodotti agricoli, in grado di sostentare gran parte della popolazione locale e cittadina.
Di questi anni è stata scoperta, di recente, una traccia nel sistema di cunicoli che ancora oggi solcano i sotterranei della Tenuta e che collegano i principali edifici del borgo a un punto non ben definito verso nord, direzionandosi, non a caso, verso il luogo in cui sorgeva l’antico Castello nel bosco. I più anziani raccontano di tunnel ormai crollati in cui si avventuravano da bambini, usati anche come provvidenziali rifugi anti-aerei durante la Seconda guerra mondiale.
Proprio in uno di questi locali sotterranei, incisa su una pietra calcarea reimpiegata come base per un’ampia vasca di cui non si conosce l’uso originario, è stata scoperta una croce delle otto beatitudini, il cui stile è chiaramente riconducibile ai Giovanniti ovvero all’ordine cavalleresco dei Cavalieri di San Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme, risalente al tempo delle crociate. Non ci stupisce un simile rinvenimento: con la caduta del Regno di Gerusalemme, i Giovanniti si rifugiarono prima a Cipro poi a Rodi e infine a Malta, dove cambiarono la loro denominazione in Sovrano Militare Ordine Gerosolomitano dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Cipro, detto di Rodi, detto di Malta. È nota a tutti l’importanza che, ancora oggi, riveste il Sovrano Ordine di Malta a Pisa: non è quindi improbabile che la Tenuta, nel periodo di dominio pisano abbia visto passare al suo interno importanti figure dell’antico ordine dei Giovanniti o che sia stata addirittura una precettoria con la funzione di sostentare economicamente la città di Pisa e le missioni in Terrasanta.
A questa importante scoperta storica, non potevamo non dedicare uno dei nostri vini più prestigiosi, Octo.
La vocazione vitivinicola della Tenuta risale alla celebre famiglia fiorentina dei Pitti, proprietaria delle terre cenaiesi fino agli inizi del Ventesimo secolo. In particolare fu il Conte Robert Pitti a infondere all’intero territorio questo carattere distintivo che tutt’oggi lo rende celebre, e per sua decisione Torre a Cenaia ereditò la possibilità di utilizzare sia il nome Pitti che lo stemma araldico della casata, unitamente alla denominazione Cenaja Antica Proprietà dei Pitti.
Prima dei Pitti, molte famiglie nobiliari si sono succedute alla guida della Tenuta: tra questi i Bartolini Salimbeni, dei quali restano tracce nelle decorazioni della chiesa altomedievale di Sant’Andrea, oggi un tutt’uno con la Casa Turrita, e i conti De Bearn e Valery di Corsica, ai quali si deve l’attuale struttura del parco-giardino all’italiana, popolato da splendide statue femminili, e la suggestiva Villa Valery costruita in stile Liberty nel 1879.
Ai Marchesi Bartolini Salimbeni, proprietari di Torre a Cenaia per circa quattro secoli, abbiamo dedicato la nostra riserva più prestigiosa, il supertuscan Per Non Dormire. Il nome di questo vino riprende il celebre motto della casata nobiliare, che troviamo intarsiato sul portone della chiesa della Tenuta racchiuso da mazzi di papaveri.
Altri importanti personaggi hanno segnato la storia dalla Tenuta: basti pensare a Otto Ernst-Flick, del quale restano ancora oggi le iniziali sul cancello d’ingresso. Magnate tedesco di grande spessore internazionale, imprenditore e azionista della Daimler AG, multinazionale dell’industria automobilistica che annovera tra i propri marchi anche Mercedes Benz, segnò per Torre a Cenaia una vera e propria età dell’oro. Durante la sua permanenza, tra le stanze di Villa Valery poteva capitare di imbattersi in figure quali il cancelliere tedesco Willy Brandt e Christina Onassis.
Ogni sera, prima di andare a letto von Flick metteva sul comodino una bottiglia di vino bianco, il migliore della Tenuta. A chi gli domandasse il perché, lui rispondeva dicendo che non esiste migliore medicina per una vita serena.